Marchi e Case Motociclistiche di Lombardia

Mese: Aprile 2020 Pagina 1 di 22

A.D.

Antonio Dionisi, nel 1926 a Milano, costruisce delle biciclette a motore che commercializza col marchio A.D.. Il propulsore, di propria costruzione, è monocilindrico a due tempi di 125 cc.
La motoleggera è disponibile in tre allestimenti.
La produzione dura un paio di anni.

A.G.

La marca cremonese, attiva nel periodo 1924-1925, e’ individuata dall’acronimo A.G. di Amigoni e Guindani, i soci che la fondarono.
Le biciclette a motore costruite nell’officina in via Trento e Trieste a Cremona, sono equipaggiate con motori francesi Train o austriaci Puch.
Una A.G. vince, nella sua categoria, la corsa in salita Parma-Poggio Berceto.
La Casa cremonese si aggiudica altre vittorie col pilota Mario Amigoni.

Acerboni (M.A.)

Pilota di buon livello Mario Acerboni (Milano 1889 – Tradate 1967) apre, alla fine degli anni Venti a Milano in via Pacinotti, un motosalone con annessa officina dove vende motociclette Frera. Il negozio esiste ancora mentre scriviamo (Acerboni Cicli) ed è gestito dal nipote che tratta biciclette e accessori.
Quando la Casa di Tradate dichiara fallimento, alla fine degli anni Trenta, Acerboni si assicura dal liquidatore un buon quantitativo di motori con i quali realizza motoleggere e motocarri che commercializza col marchio M.A. o Acerboni.
Intanto vende moto inglesi Panther, Coventry Eagle ma soprattutto New Imperial.
Con l’avvento dei pesanti dazi sulle importazioni imposti dal governo fascista, Acerboni importa le New Imperial e le Panther smontate e le assembla nella sua officina di via Pacinotti, aiutato dal figlio Gianfranco, anch’egli buon pilota che partecipa, tra le altre, alla Milano-Taranto ed al Circuito del Lario.

ACIX

ACIX, fabbrica di bicliclette a motore quasi sconosciuta del primo dopoguerra. Di fatto si conosce pochissimo di questa marca milanese, se non che nel 1925 aveva sede a Milano in Corso Roma, l’odierno Corso di Porta Romana.

AEI

Potrebbe essere stata la prima moto del pavese, AEI. Dietro questa sigla, di cui non si ha certezza del significato, ci sono pochissime informazioni, non c’è neppure il nome del costruttore, sembra però che sia stata la prima moto costruita a Pavia nei primissimi anni del ‘900.
La traccia che si ha di questa marca è nella cronaca, riportata sui giornali dell’epoca, di una gara disputatasi in piazza d’Armi a Pavia dove i primi tre piloti arrivati furono 1° Rossi su AEI, 2° Beccaria su AEI, 3° Rolando su Peugeot. L’articolista prosegue nella cronaca con un elogio all’industria pavese che ha saputo realizzare queste belle moto costruite in ogni loro parte nella città lombarda.
Per la verità sembra strano che – vista la limitata produzione perchè oltre alla partecipazione alla gara non si hanno più notizie nè fotografie della AEI – i costruttori abbiano anche realizzato il motore, impresa oltremodo impegnativa per i tempi e per le possibilità di una piccola azienda. Ve la proponiamo per quanto abbiamo scovato nella nostra ricerca.

Aermacchi

Aermacchi, radici ottocentesche, si interessa alle moto con la ricostruzione del secondo dopoguerra. Alla metà dell’Ottocento i fratelli Agostino e Giovanni Macchi fondano a Varese una fabbrica di carrozze. La capacità dei due fratelli di rinnovarsi li porta ad evolversi in continuazione, sempre rimanendo nel settore dei trasporti, fino al 1913 quando la Macchi si unisce in società con la francese Nieuport specializzata in costruzioni aeronautiche.
Nell’immediato secondo dopoguerra la direzione dell’Aeronautica Macchi decide, nel piano di riconversione civile, di interessarsi di motociclette. Inizia così alla Schiranna, sul Lago di Varse dove già esistevano gli hangar per uso aeronautico, la produzione motociclistica Aermacchi.
Nel 1945 viene presentato il motocarro MB1 soprannominato Macchitre.
Nel 1950 l’ Aermacchi fa il suo ingresso nel mondo delle due ruote con l’Aermacchi 125 scooter progettato da Lino Tonti.
Nel 1952 entra in produzione la bicilindrica Monsone sempre progettata da Lino Tonti e poi la nuova versione dello scooter 125 e il Ghibli, progettati dall’ ing. Ermanno Bazzocchi.
Si arriva poi alla splendida monocilindrica orizzontale a quattro tempi progettata da Alfredo Bianchi col suo collaboratore Francesco Botta.
La crisi che colpisce il settore alla fine degli anni Cinquanta costringe l’Aermacchi a battere nuove strade.
Per questo, nel 1960, la gloriosa Casa varesina inizia un proficuo rapporto di collaborazione con l’americana Harley-Davidson, che era alla ricerca di un partner europeo in grado di coprirle la fascia delle piccole e medie cilindrate.
Per l’Harley-Davidson, la fabbrica italiana produce tutti i modelli di piccola e media cilindrata, mentre negli Stati Uniti, a Milwaukee, continuano ad essere costruite le tradizionali bicilindriche a V di grossa cilindrata. La collaborazione è proficua e, verso il 1965, il complesso della Schiranna arriva a impiegare seicento dipendenti.
Nel 1973 l’Aermacchi viene definitivamente incorporata dalla Harley-Davidson e le moto commercializzate esclusivamente con il marchio AMF Harley-Davidson.
Sotto la nuova gestione i motori a quattro tempi vengono gradatamente rimpiazzati da una ricca gamma di due tempi; inoltre, la moda yankee porta a una vera e propria rivoluzione estetica con modelli misti strada-scrambler, che hanno successo anche sul mercato italiano.
La nuova era “duetempistica” trova un naturale sviluppo in campo sportivo.
Sulla scorta dei successi ottenuti nel 1969 e nel 1970 con la 125 Aletta, viene messa in cantiere una 250 bicilindrica a due tempi, che, prima pilotata da Renzo Pasolini e poi da Walter Villa, conquista quattro titoli mondiali, dal 1974 al 1976, nelle classi 250 e 350.
Nel maggio del 1978, la AMF Harley-Davidson decide di cedere gli stabilimenti di Varese e, nell’ottobre di quello stesso anno, subentra la Cagiva a reggere le redini del complesso.

Agrati

La storia della Agrati incomincia due secoli fa quando a Cortenuova di Monticello, piccolo centro della Brianza oggi provincia di Lecco, il fabbro Antonio Agrati, classe 1832, lavorava il ferro nella sua fucina.
Gli succedono, agli inizi del Novecento, i figli Clodoveo, Luigi e Mario che ampliano l’attività con la costruzione di motori elettrici di varia potenza e, in un secondo tempo, di ingranaggi e parti complementari per biciclette.
La fortuna commerciale dell’azienda non va però di pari passo con quella dei suoi animatori. Infatti nel 1920 Clodoveo muore per malattia e gli altri due fratelli periscono in incidenti motociclistici, Luigi nel 1921 e Mario nel 1924.
Le redini dell’azienda passano alla vedova di Mario ed ai giovani nipoti degli altri fratelli.
Cessa la produzione di motori elettrici e si sviluppa quello delle parti per biciclette.
Durante la guerra, oltre alle parti per biciclette, l’azienda produce caricatori per mitragliatrici pesanti.
Nel dopoguerra si riparte dando ulteriore impulso al settore ciclistico e, nel 1955, l’Agrati inizia a stampare telai ciclomotoristici per conto terzi e fra i clienti c’è la Garelli.
Tra Agrati e Garelli viene stipulato un accordo che prevede anche il montaggio di ciclomotori nella fabbrica Agrati di Monticello.
Nel 1956 e 1957 viene approntata una grossa fornitura di telai per l’Argentina dove ha sede una fiorente industria ciclomotoristica.
Nel 1958 la grande decisione: costruire in proprio e col marchio Agrati uno scooter.
Nasce così lo scooter Capri con motore a due tempi di 70 cc che nel 1960 cresce a 80 cc e nel 1961 a 98 cc.
Sempre nel 1961 al Capri viene affiancato il Como, uno scooter con motore Garelli di 50 cc che è il primo esempio di scooter nella minima cilindrata.
La collaborazione con Garelli va sempre aumentando negli anni fino ad arrivare alla fusione delle due aziende nel 1961 con la nascita del gruppo Agrati-Garelli.

Agrati Garelli

Nel 1961 nasce il Gruppo Agrati Garelli, la produzione avviene nei due complessi industriali di Sesto San Giovanni, sede della Garelli, e di Monticello, per l’Agrati.
Le due realtà industriali funzionano indipendentemente ma con un’unica direzione generale che coordina le produzioni che poi confluiscono in un’unica rete di distribuzione, con una sola organizzazione commerciale e di vendita.
Inizia così una consistente produzione di ciclomotori di tutti i tipi, economici monomarcia oppure a due o tre rapporti, ciclomotori sportivi, della serie Junior, ma anche motocarri, motozappe, motori per kart e fuoribordo.
La produzione, dicevamo, è consistente, per fare un esempio il solo ciclomotore Eureka Flex viene prodotto dal 1972 al 1977 in circa 500.000 unità.
Nel 1982 con il modello TSR 125 inizia la produzione di motoleggere.
Non viene tralasciata l’immagine sportiva. Sempre col marchio Garelli, e dopo la serie di record conseguiti nel 1963 nella categoria fino a 50 cc con i veicoli preparati dal tecnico William Soncini, la Garelli si prepara negli anni Ottanta all’avventura nel motomondiale nelle classi 50, 125 e 250.
Il monocilindrico di 50 cc ha distribuzione a disco rotante e, nella prima versione, eroga 13 CV a 14.800 giri.
Corrono per la Garelli Eugenio Lazzarini, Angel Nieto, Fausto Gresini, Riccardo Tormo, Edoardo Granata, Ezio Gianola, Maurizio Vitali, Luca Cadalora, Bruno Casanova, Miguel Reyes, Emilio Cuppini, Paolo Casoli, Domenico Brigaglia.
Negli anni Ottanta Garelli attiva anche una produzione trial.
Dopo alcune vicissitudini il marchio Garelli è ancora presente sul mercato nel nuovo millennio con una serie di scooter.

Alba Mazzucchelli

Alba Mazzucchelli inizia la propria attività nei primi anni Venti nell’operosa via Paolo Sarpi a Milano.
Oggetto di interesse e proprio prodotto una bicicletta a motore che impiega il propulsore tedesco Alba.
Dalla fine degli anni Venti la produzione ha marchio Mazzucchelli.

Alcyon

Nel 1910 le Officine F.lli Cesarani di Caravaggio (BG), importatori delle moto francesi Alcyon, realizzano anche biciclette a motore impiegando il propulsore francese ed utilizzando il loro nome come marchio di vendita.
Il mercato si rivela ricettivo così viene deciso di creare la Alcyon Italia, nella società partecipa anche la casa madre, che ha sede prima a Chiari (BS) e poi, nel 1925, a Torino dove viene anche costruita su licenza la bicicletta a motore Alcyonnette 98.

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